Il giardino di Poggio Castello, ai piedi del castello di Monguzzo (Co) nasce nel 1991 su un’area di 7000 mq coperta di sterpaglie, per volontà di Piero Sierra, un appassionato di fotografia, di botanica e di arte e storia dei giardino, che oggi accompagna personalmente il nostro gruppo in visita, sempre prodigo di informazioni e consigli. L’ispirazione al modello Arts and Craft del primo ‘900 inglese è evidente nella struttura del giardino, disegnato in 10 stanze da squadrate siepi di faggio o Prunus lusitanica e da cortine irregolari di alberi e arbusti che schermano lo sguardo, impedendo di cogliere tutto il giardino in un unico colpo d’occhio. Questo tipo di schema è un espediente compositivo che dilata gli spazi facendo apparire il giardino più grande, mentre definisce ed isola le varie zone e protegge dai venti invernali le piante più delicate.

Nonostante ogni stanza abbia una sua precisa identità, il giardino non appare come una serie di episodi isolati o una bella collezione di piante, ma forma un insieme coerente dal punto di vista botanico e stilistico. Un sapiente gioco di cannocchiali visivi fra gli alberi e le siepi offre scorci e improvvise vedute d’insieme, invitando alla scoperta del giardino successivo, con una ricchezza infinita e mutevole di prospettive.

Iniziamo la visita dal giardino formale posto ad uno degli ingressi, composto da una importante siepe di tasso, bossi a sfera, aceri, nandine e da un tappeto di Geranium macrorrhyzum, pianta facile e robusta, ottima anche per le zone di ombra asciutta. Dal roseto con la sua piccola collezione di rose antiche e inglesi, passando sotto una gloriette coperta da rampicanti, si accede al giardino delle acidofile con una bella collezione di rododendri, camelie, aceri, edgeworthia.

           

Il giardino di ghiaia dai colori mediterranei, con lavande, salvie, rosmarini, Sedum, decorato da bei vasi di cotto, precede l’ampio prato formale con vasca centrale, circondato da una bordura mista all’inglese, in questo periodo colorata soprattutto dalla fioritura di Anemone japonica e Aster in varietà.

           

Uno stretto corridoio verde dà accesso al giardino formale all’italiana, strutturato e capace di mantenere inalterato il suo nitido disegno in ogni stagione: aiuole geometriche tappezzate da Stachys lanata e Geranium, Sedum e Allium, definite da vialetti lastricati che si incrociano ad angolo retto; bossi topiati a sfera a ritmare gli spazi, colonnine di tufo e urne di terracotta per aggiungere verticalità.  Una doppia rampa di scale perfettamente simmetrica collega le terrazze ricavate su un terreno in salita e sottolinea il cannocchiale visivo verso il castello di Monguzzo che si staglia sul fondo, in una chiara citazione dei parchi barocchi del passato; qui vi sono soprattutto rose e bordure di nepete, un berceau di rose P. de Ronsard e Clair Matin e piccole cascate di roselline paesaggistiche.

           

Attraversando a ritroso il giardino precedente, passiamo sotto un arco intagliato nella siepe per arrivare al suggestivo giardino nel bosco, un luminoso intreccio di tronchi, rami e foglie, che si fonde senza soluzione di continuità con alcune piante ad alto fusto che svettano al di la del confine. Qui predominano alberi ed arbusti che danno il meglio di sé all’arrivo dei primi freddi, quando si tingono dei caldi colori dell’autunno: carpini, aceri (Acer nikoense,  A. platanoides ‘Drummondii’), Zelkova carpinifolia, Nyssa sylvatica dal tronco sinuoso.   Accanto a questi, alcuni si fanno invece apprezzare per la bellezza delle corteccia in pieno inverno (Betula albosinensis, Acer Capillipes, Cornus alba e C. flaviramea dai giovani rami rosso corallo), o per la precoce fioritura primaverile (Malus floribunda, Prunus serrulata e P. incisa, Davidia involucrata – l’albero ‘dei fazzoletti’ – Magnolia Stellata, che alla fine dell’inverno illumina tutta la zona con la sua fioritura).   I rami più bassi sono potati in modo da lasciar filtrare la luce e consentire così la crescita di un rigoglioso sottobosco di felci, ellebori, eriche, mahonie e ortensie.

Ai margini del bosco si apre un grande stagno alimentato da acqua piovana, con iris, carici e ninfee, dall’equilibrio ecologico perfetto, animato dalla presenza di pesci, rane, altri piccoli anfibi e aironi.

         

Nell’ informale cottage garden dietro la casetta di legno, fioriscono Digitalis, rose, perenni varie e felci; nel giardino del rustico un curatissimo prato, intorno ad un magnifico esemplare di Fagus asplenifolia, e poi conifere, rododendri, viburni e bambù.

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Le stanze si susseguono l’una dietro l’altra lasciando la sensazione di perdersi in un labirinto verde, che offre continue sorprese di scorci sempre nuovi e suggestivi.

L’intento didattico del proprietario è evidente nella presenza di foto in ogni stanza, che mostrano come appare il giardino in diversi periodi dell’anno, e nella precisa etichettatura delle varie essenze vegetali. Ma risulta chiaro soprattutto il fatto che questo giardino è stato creato ed è vissuto dal proprietario come una espressione artistica personale, avendo sempre privilegiato nella scelta e nella disposizione delle piante, come ci illustra durante la visita, precisi criteri estetici di forma, di bilanciamento dei colori, dei volumi e delle tessiture, di luci ed ombre, nel preciso intento di fare del giardino un’opera d’arte.