Nel villaggio frisone di Jistrum (nord est dell’Olanda) Jaap de Vries, tecnico teatrale prossimo alla pensione, acquista nel 2007 un ampio terreno adibito a pascolo per le pecore e comincia pian piano a trasformarlo in giardino, senza seguire inizialmente un progetto ben definito: dapprima viene tagliato un lungo sentiero attraverso l’erba alta, successivamente altri sentieri serpeggianti creano otto grandi aree che – aumentando man mano conoscenza ed esperienza – cominciano ad ospitare sempre nuovi gruppi di graminacee e perenni, di preferenza di origine americana.
Ma questo inizio apparentemente casuale non tragga in inganno: il proprietario, benchè non provenga dal mondo del professionismo – non essendo né vivaista né paesaggista – è tuttavia esperto conoscitore dell’importanza del gioco di luci e ombre, di forme, colori e ritmo.

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E in più ha studiato bene la lezione dei maestri del giardinaggio contemporaneo, da Cassian Schmidt, direttore del giardino botanico sperimentale di Hermannshof in Germania, al connazionale Piet Oudolf, uno dei principali esponenti della Dutch wave, ovvero dello stile che, descritto molto sinteticamente, tende ad evocare una ‘sensazione di naturalezza’, ispirandosi alle aperte praterie del nord America.
Il giardino è semplicemente una prateria di 3000 metri quadrati, solcato da sentieri d’erba e incorniciato su due lati dall’abitazione e dalla stradina di accesso, sugli altri due lati da filari di alberi, simili a quelli che interrompono regolarmente la piatta campagna olandese.
E la prateria è un mare di “erbe” e di fiori in cui ci si ritrova completamente immersi e circondati, senza mai sentirsi oppressi: le piante più alte ( Veronicastrum, Eupatorium, Persicarie, Panicum, Verbene, Miscanthus ecc. ) lasciano intravedere in trasparenza il piano retrostante, come un sottile paravento che invita ad immaginare la scena successiva.

Passeggiando lungo i sentieri appaiono e scompaiono continuamente nuove composizioni vegetali, la cui raffinatezza lascia intuire un’attenta ricerca nella composizione dei volumi o nell’accostamento dei colori, e mette in luce l’evidente piacere del giardiniere di ricercare e sperimentare armonie o contrasti, e di giocare con i cambiamenti causati dallo scorrere del tempo e delle stagioni.

Nonostante l’apparente naturalezza, non si può dire che sia un giardino a bassa manutenzione: ogni anno a fine inverno le graminacee vanno tagliate rasoterra, si trapianta, si seminano le annuali, si mettono a dimora i bulbi e nel periodo estivo c’è un incessante lavoro di diserbo manuale delle erbacce. Qui non si usano fertilizzanti chimici ma solo compost per migliorare il terreno troppo leggero e sabbioso, e solo le giovani piante vengono irrigate. Del resto nell’umido e piovoso clima olandese non c’è bisogno di innaffiature regolari e frequenti.

Tutti i colori dello spettro solare sono presenti in giardino; in alcune aiuole predomina la gamma dei colori più freschi, ma è evidente una predilezione per i toni caldi e vibranti tipici dell’estate, che sotto questo cielo spesso grigio e lattiginoso, risaltano in tutta la loro intensità cromatica senza sembrare troppo violenti.

L’arancio, fino al rosso brunato, è molto usato anche in un insolito e difficile accostamento con il rosa di certe Echinacee, Liatris o Monarde, ed emerge da soffici nuvole di Stipa dorata, ad evocare un campo di grano maturo.

Il vento, agitando le piume leggere delle graminacee, fa la sua parte aggiungendo vitalità a questa scena campestre in cui tutto parla di colore e movimento.

Durente l’inverno le graminacee vengono lasciate sul campo per approfittare dello spettacolo della brina ghiacciata sulle infiorescenze, mentre in primavera le bulbose rubano la scena fino a maggio inoltrato, poi tutto ricomincia daccapo con ancora una nuova stagione di fioriture.