Il Radicepura Garden Festival è un evento internazionale dedicato all’architettura del paesaggio mediterraneo. Il Festival, come viene annunciato nel sito ufficiale, ‘nasce con l’obiettivo di valorizzare la natura, come motore di sviluppo del mondo intero, attraverso iniziative, eventi e linguaggi culturali: dalla musica alle installazioni artistiche, dalla botanica ai percorsi enogastronomici’.
“Giardini produttivi” è stato il tema dell’edizione 2019, all’interno del concorso sono stati selezionati 10 giardini realizzati da Paesaggisti, tra i quali la nostra installazione. Noi siamo Marica Succi e Domenico Dipinto, soci dell’associazione Oltre il giardino e Paesaggisti di professione, con il nostro studio (DipintoSucci) in collaborazione con gli Arch. Paes. Elena Varini e Enrico Turini, abbiamo vinto il concorso e realizzato il nostro giardino all’interno del RadicePura Garden Festival.
Durante il nostro percorso abbiamo realizzato diverse installazioni effimere tutte legate da un Fil rouge, la divulgazione della cultura ambientale e il rispetto per l’ambiente stesso. In tutte le installazioni comunichiamo tramite ‘esperimento sociale’, creando delle provocazioni che possano stimolare il visitatore a un pensiero.
Nel caso del RadicePura Garden festival abbiamo colto l’opportunità per divulgare un messaggio che potesse far riflettere sulle condizioni attuali del nostro pianeta, interpretando il termine ‘produttivo’ come produzione di consapevolezza, non sfruttamento di risorse naturali. L’Homo sapiens è stato il nostro punto di partenza, il termine sapiens deriva dal latino uomo sapiente, epiteto che l’uomo si è attribuito riconoscendosi in qualche modo superiore alle altre specie. Un attributo che caratterizza un’intelligenza molto sviluppata che, tuttavia, non gli ha impedito di rendersi responsabile di cambiamenti ecosistemici globali, che, in primo luogo, minacciano proprio i sistemi antropici.
Al contrario, il mondo vegetale ha saputo da sempre contraddistinguersi per una formidabile capacità di adattamento e di uso delle risorse. Da questo confronto nasce l’idea di un giardino insolito chiamato Planta sapiens, in cui ambiente antropico e naturale si contrappongono per mostrare la capacità di fronteggiare i cambiamenti del mondo vegetale, a differenza della precarietà di quello antropico.
Il giardino presenta dei volumi, piantumati in modo inaspettato, celebrando così la capacità di adattamento delle piante, catturando l’attenzione e portando il fruitore all’interno di uno spazio antropico in frantumi con cui si può interagire e provare un vero senso di instabilità.
Il disegno del giardino nasce quindi dal confronto tra mondo vegetale e antropico. La vegetazione cresce rigogliosa sui profili impervi, che creano uno spazio centrale (Immagine 2), in cui la pavimentazione instabile e frammentata rappresentano lo spazio dell’uomo. Al centro la seduta scultorea in basalto, anch’essa in frantumi, è un invito a fermarsi e riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni.
Distintivo è il metodo di piantumazione forzatamente caotico e con i fusti delle piante inclinati. In questo modo le piante dimostrano tutta la loro resilienza e capacità di adattamento. Le radici si ancorano al suolo acclive e lo consolidano, il geotropismo porta i fusti a ritrovare l’orientamento e a crescere dritti (Immagine 3). Le piante selezionate sono specie comuni dell’ambiente mediterraneo e nella loro semplicità mostrano tutta la loro forza.
Le interpretazioni rispetto al tema della manifestazione sono state molteplici da parte dei Paesaggisti, c’è chi ha interpretato il termine produttivo in senso letterale, chi in maniera più figurativa e chi si è dilettato in racconti epici.
In questo modo la manifestazione ha dato modo tramite il tema del Giardino produttivo non solo di mostrare la creatività, ma anche di soffermarsi a riflettere sulle dinamiche produttive e sulle carenze intellettuali che affliggono l’umanità. L’uomo sta distruggendo l’intero ecosistema per aumentare le proprie produzioni allontanandosi sempre più dalla Natura.
Il vero scopo di un giardino produttivo quindi non può che essere quello di riavvicinarci alla Natura e rivederla sotto occhi nuovi, non come bene da sfruttare ma come entità da cui imparare collaborando con essa.